Il roncone o ronca era un’arma che rappresentava in modo significativo l’evoluzione dell’arte militare medioevale; si tratta di arma inastata tipica delle milizie urbane italiane del XIV secolo ma citato nei documenti già del XIII secolo.
Arma di derivazione tipicamente contadina, era un adattamento dalla roncola, attrezzo agricolo usato per tagliare i rami degli alberi (“roncare” è tardo latino, sta per “mietere”);
La ronca per i Romani rientrava tra le falci: “falx messoria” quella da mietitura, “falx putatoria” quella da potatura.
Un attrezzo agricolo, forgiato da un singolo pezzo costituito da una lama a un taglio accentuatamente ricurva, con un manico da impugnare più o meno lungo; e con una versione anche con lama a due tagli chiamata. mannara o manarese.
Oltre al roncone è conosciuta una versione “ibrida” che è sia un’arma sia un attrezzo agricolo: il roncone da cernida. Questo tipo di roncone ha la lama simile a quella della roncola ma è composta da un unico pezzo di ferro: il prolungamento della lama, opportunamente arrotolato in fase di lavorazione, va a costituire il manico. Ciò permette di inastare la roncola in caso di guerra e utilizzarla come un vero e proprio roncone. Questo tipo di arma/attrezzo si diffuse particolarmente nelle campagne europee durante tutto il medioevo tra i contadini che avevano obblighi militari (in Italia in particolare tra le cernide nei domini di terra della repubblica veneta). Rappresentava un buon compromesso tra costo dell’arma (in un’epoca in cui il ferro era un materiale prezioso) e utilità (per il lavoro nei campi e nei boschi).
Altro esempio dell’azione di aggancio che quest’arma consentiva di compiere è quella alle caviglie negli scontri tra fanterie. Il colpo arrivava rapido e basso, era difficile da schivare o parare e andava a colpire la caviglia in particolare sul tendine d’achille.
Si dice che lo schiniere, a protezione di tallone e polpaccio, fosse la pezza difensiva più diffusa dopo l’elmo in area veneta, ed è probabile che tale diffusione fosse una conseguenza del largo impiego di quest’arma.
Nei primi ronconi la curvatura del tagliente interno (chiamato raffio) permette non solo di colpire l’avversario con un colpo fendente, ma anche di perforare la sua armatura con la punta del raffio stesso o di ferirlo con un secondo effetto strappante.
Nella ronca da potatura la punta viene usata per agganciare i tronchi e spostarli, o per tagliare rami con un movimento dall’alto verso il basso.
Anche nella sua forma più semplice, dunque, la ronca ha tre funzioni utilizzabili in battaglia, legate a tre movimenti fendenti di tipo diverso.
Nel XII secolo la ronca si perfeziona ulteriormente dotandosi di un puntale capace di aggiungere ai movimenti del combattente una nuova azione: quella di stocco di una lancia. Grazie a questa nuova evoluzione, contro le cavallerie il roncone diventa molto più utile ed efficace, perché permette di tenere l’avversario a distanza, mentre contro le fanterie permette una scherma di punta molto utile informazioni più serrate.
Verso gli inizi del Quattrocento il roncone raggiunge la sua forma definitiva, perfezionando la propria utilità in un’azione fratturante. Le armature erano diventate più robuste e vi era l’esigenza di una capacità specializzata di grande potenza penetrativa: il roncone si dota dunque di un rostro, detto becco di falco, specifico per questa particolare funzione.
La roncola originaria è ancora distinguibile, ma l’affilatura del tagliente adesso prosegue anche nella parte superiore del raffio ed è associata a un’affilatura sul lato opposto del ferro che prosegue fino al becco di falco. Le alette di arresto chiudono la base del ferro prima della gorbia che lo salda al legno.
Azioni che compivano le componenti di una ronca
Il roncone, come altre armi in asta, era un’arma da mischia per il combattimento ravvicinato.
Nella seconda metà del XV secolo, portate dal nord Europa, iniziano ad apparire in area veneta e nel nord Italia in genere, formazioni di picche che via via acquisiranno sempre più importanza sui campi di battaglia.
La picca assumeva dunque la funzione d’arma d’arresto o da impatto contro cariche di cavalleria o altre formazioni di fanteria, ma le formazioni di picchieri erano vulnerabili sui fianchi e non erano efficaci nel combattimento ravvicinato in mischia.
Di solito quindi le formazioni di picchieri venivano affiancate da formazioni di ronconi (o altre armi in asta come le alabarde) che andavano a fornire copertura sui fianchi.
In altri casi invece queste armi venivano posizionate al centro di una formazione di picche ed entravano in azione quando si formava la mischia